Ven 16.30-18.30 - Sab e festivi 10.00-12.00 / 15.30-18.30
Un racconto per immagini delle storie di Cotignola
Da cabina Enel a “Distributore non automatico di coraggio”, questo accade nel primo murale realizzato a Cotignola dagli street artists del Collettivo FX di Reggio Emilia: nel piccolo stabile una serie di quadri e finestre ricordano alcuni dei protagonisti di quei lunghi 145 giorni in cui il fronte stazionò sulle sponde del fiume Senio, dal novembre ’44 fino alla liberazione del paese avvenuta il 10 aprile del ’45. Ci sono i volti dei quattro Giusti tra le Nazioni cotignolesi, Luigi e Anna Varoli, Vittorio e Serafina Zanzi, che fecero parte di un’anomala e straordinaria rete della solidarietà che coinvolse un’intera comunità nell’opera di protezione e accoglienza, non solo di quarantuno ebrei, ma anche di rifugiati politici, sfollati e chiunque fosse braccato e in difficoltà.
Vertice di questa trama clandestina e resistente, il macellaio, mazziniano, antifascista e commissario prefettizio Vittorio Zanzi, capace anche di coinvolgere in quest’opera, parti dell’amministrazione comunale, la curia, gruppi partigiani e singole famiglie che misero a disposizione le loro abitazioni e affetti facendo del paese un vero e proprio approdo e rifugio di salvezza. La trama messa in atto dal repubblicano Zanzi può essere definita una sorta di doppio gioco: all’epoca di questi fatti egli ricopriva una carica fascista tramite la prefettura eppure, grazie anche a questa copertura e fiducia (combattente decorato nella Prima guerra mondiale) e sfruttando così la sua posizione – cosa che non gli impedirà di finire, nella primavera del ’44, a seguito di una delazione, imprigionato nelle carceri di Ravenna – si adoperò ed espose come vertice e principale artefice di questa organizzazione per la protezione e accoglienza. Tra i più fidati collaboratori di Zanzi l’artista Luigi Varoli, pittore, scultore, musicista, educatore, raccoglitore di memorie.
E poi troviamo raffigurati il partigiano Luigi “Leno” Casadio e Don Stefano Casadio con la loro “Operazione bandiera bianca”, gesto coraggioso e pure altamente simbolico che vede insieme, un partigiano comunista e un prete, attraversare, la mattina del 10 aprile, il fiume Senio, incuranti delle mine e del tiro alleato, con solo un lenzuolo bianco nel tentativo eroico e riuscito di impedire gli ultimi bombardamenti sulle persone e su quel che rimane del centro abitato, ormai ridotto a un cumulo di macerie. E i “Martiri del Senio”, con questo nome è conosciuto l’eccidio nazifascista, rappresaglia antipartigiana, di otto ragazzi, prima imprigionati e torturati nella Rocca di Lugo poi fucilati a ridosso di una golena del Senio in piena, dentro cui vengono poi gettati i corpi. Infine, il giovane partigiano Esiodo Rava, morto in battaglia, Medaglia d’Argento al Valor Militare.
Il Collettivo FX è specializzato nella realizzazione di opere sui temi della memoria, della cultura e del patrimonio storico e annovera tra le proprie produzioni interventi pubblici per musei di rilevanza nazionale. Il principio che regola le sue “incursioni” è l’Articolo 9 della Costituzione Italiana: “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica”.
Per gli artisti del Collettivo FX non è la prima volta a Cotignola: nel 2014 hanno trasformato una vecchia cabina Enel in un Distributore non automatico di coraggio , raffigurando i volti dei quattro Giusti cotignolesi, Luigi e Anna Varoli, Vittorio e Serafina Zanzi, dei sette Martiri del Senio, fucilati dai nazisti nell’ottobre del ’44, del partigiano Leno Casadio e del prete Don Stefano Casadio, che liberarono Cotignola con l’operazione “bandiera bianca”, e del giovane partigiano Esiodo Rava. Nel 2015 invece, con il progetto Dietro ogni matto c’è un villaggio , hanno percorso quasi l’Italia intera raccontando e facendosi raccontare storie e conoscendo paesi.
A Cotignola hanno rappresentato i personaggi più folkloristici del paese immortalati dall’artista Luigi Varoli nelle sue straordinarie maschere di cartapesta.
Dalle parole del Collettivo FX che spiega questo suo nuovo progetto a tappe che ha attraversato l’Italia facendo della street art uno strumento culturale e sociale, inclusivo e riqualificante, di incontro e ascolto dei luoghi e delle persone che questa geografia e provincia abitano:
La scelta della Beata Vergine è data dal particolare legame che questa figura religiosa ha con il territorio: difatti episodi reali o mitologici ne hanno trasformato il nome e creato un rapporto fortissimo con il popolo. La Madonna in molti casi rappresenta la Fede ma prima ancora il popolo stesso. Della Tosse, della Confusione, dell’Umiltà, delle Galline, della Sanità, della Scarpetta, sono alcuni esempi di come le comunità hanno moltiplicato e modificato la Beata Vergine associandola ad episodi di vita, avvenimenti reali e leggendari del passato, che rendono la Madonna una “conseguenza” della comunità e non solo della religiosità.
L’obiettivo di questo progetto non è solo celebrare la Madonna (ad occuparsi di questo ci sono Luoghi ed Enti ben più importanti di noi) ma ragionare non solo sul passato ma anche sul presente rispondendo ad una semplice domanda: “Da cosa ci deve proteggere oggi la Vostra Madonna?”. Il risultato sarà, come da tradizione, un dipinto murario, che rappresenterà, come da tradizione, la comunità, ma, a differenza della tradizione, non celebrerà il passato ma rifletterà sul presente.
“La Madonna già pronta” è il soprannome dato al murale realizzato dal Collettivo: l’opera è nata da un incontro tra gli artisti del gruppo reggiano, una rappresentanza della comunità budriese e i ragazzi richiedenti asilo accolti nella frazione.“
La Madonna già pronta” perché a ispirare il murale è stata una stampa del 1858 pubblicata nel libro Budrio di Cotignola. Una comunità fra storia e cronaca di Stefano Staffa.
L’immagine della Beata Vergine del buon consiglio è stata arricchita grazie ai racconti dei ragazzi migranti, che alla domanda “Da dove venite?” hanno raccontato e disegnato il lungo viaggio percorso prima di arrivare a Cotignola. La pittura del murale è stata realizzata a più mani e ha visto la partecipazione attiva dei migranti.
Nuova Casa Varoli. Cimeli, mirabilia, strumenti musicali e una piccola biblioteca
“Blasted off the map”. Cotignola prima, durante e dopo il secondo conflitto mondiale
Una sezione diffusa dedicata alle opere di arte contemporanea acquisite, donate e commissionate in dialogo con Luigi Varoli
Casa Varoli >
Via Cairoli 5/A e C.So Sforza 24 – 48033 Cotignola RA
Palazzo Sforza >
C.So Sforza 21 – 48033 Cotignola RA
Venerdì 16.30-18.30
Sabato, domenica e festivi
10.00-12.00 / 15.30-18.30
Ingresso gratuito