Dal 25 giugno al 24 luglio 2022
inaugurazione sabato 25 giugno ore 18.30
Riccardo Morandi
Sasha Toli
A cura di Massimiliano Fabbri e Alberto Zanchetta

Riccardo Morandi e Sasha Toli in studio

La mostra vede coinvolti Riccardo Morandi (Lugo, 1999) e Sasha Toli (Otricoli, 2000), giovani talenti formati all’Accademia di Belle Arti di Urbino e ospita un nutrito numero di opere che permette di immergersi in una costellazione di lavori individuali ma anche di ammirare le collaborazioni tra i due artisti, il cui incontro si identifica con il titolo dell’esposizione, a indicare il modo stravagante e sensibile con cui vivono e percepiscono il mondo. Oltre che dall’affiatamento, dall’amicizia e dalla stima reciproca, la mostra ha preso vita grazie alla condivisione dell’ambiente accademico e dello spazio domestico che attualmente fa da cornice allo sviluppo delle loro ricerche artistiche.

Le opere di Sasha Toli sono un viaggio attraverso un mondo onirico permeato da componenti psichedeliche. «È l’intelligenza vegetale il mio medium pittorico» afferma l’artista, che, partendo dall’osservazione del mondo naturale, fonde nella sua pittura elementi ironici, spesso ambigui e apparentemente inconciliabili, che spaziano dalla musica ai videogiochi, fino alla religione e alla quotidianità.

Lo stile di Riccardo Morandi è caratterizzato da un vertiginoso affastellarsi di pennellate, trame gestuali e inusuali associazioni cromatiche che si amalgamano in modo convulso. Come in un processo alchemico, le bizzarrie che derivano dalle sue opere ci conducono in un’esperienza a stampo sensoriale, in cui si capovolgono le tematiche canoniche della storia dell’arte grazie alla memoria della pittura stessa.


> In occasione della festa dell’Arena delle Balle di Paglia in programma dal 13 al 19 luglio nelle campagne di Cotignola, nel punto in cui il fiume Senio incrocia il canale Emiliano-Romagnolo, la mostra sarà aperta tutti i giorni dalle 16.00 alle 20.00 con una serie di visite guidate e appuntamenti in via di definizione.


Aperture e orari:
dal martedì al giovedì (su prenotazione) 8.30 – 12.30
venerdì 16.30 – 18.30 
sabato domenica e festivi 10 – 12 e 15.30 – 18.30 
Ingresso gratuito

Per informazioni:
0545 908 879 / 908810
museovaroli@comune.cotignola.ra.it


RISUS SARDONICUS

Sasha Toli, Pensieri, parole, opere e omissioni, 2022, 
acrilico, olio, marker e oilbar su tela, 150×180 cm (dettaglio)

Nella lingua italiana non esiste un corrispettivo della parola Flehmen, ossia l’inarcamento del labbro superiore da parte dei mammiferi. Si tratta di una smorfia con cui gli animali scoprono l’arcata dei denti, ghigno che per certi aspetti potrebbe ricordare uno scherno. Irriverente e dissacrante è sicuramente l’atteggiamento condiviso da Riccardo Morandi e Sasha Toli; entrambi gli artisti tendono a bandire dalle loro opere qualsivoglia intelluattualismo, ciò che li interessa è il farsi stesso della pittura, quel “puro-piacere” che consiste nell’intridere la tela di colore. Ebbene, la pittura è da loro vissuta come un’epica quotidiana in grado di rompere la camicia di forza che imbriglia la realtà. 

Riccardo Morandi, Collezionista di stelle, 2022, 
olio, oilbar e spray su tela, 100×70 cm (dettaglio)

Nei dipinti di Morandi e Toli c’è un’enfasi solenne, e in parte insolente, che lascia presagire un revival degli anni Ottanta, decennio euforico, ellittico ed eccentrico che ruotava intorno al Mito della pittura. Erano anni decisamente bulimici, persino ipertrofici, ma soprattutto “stupefacenti” (aggettivo superlativo che dovremmo ovviamente associare all’uso e abuso di droghe) che videro affermarsi l’incoerenza e il cannibalismo dell’estetica postmoderna. Le opere di Morandi e Toli sono altrettanto audaci e vigorose, e non v’è dubbio che possano minare o irritare le certezze dei critici. Ma non c’è nulla di cui debbano scusarsi, perché – come scriveva Ambrose Bierce – le scuse sono bugie che non mostrano i denti.

Sasha Toli, Essere un-ano, 2021, 
olio, oilbar, marker, spray e funghi su tela, 70×100 cm (dettaglio)

Le forme intricate e zigzaganti di Riccardo Morandi sembrano scaturire dal Wild style dei Graffiti. Il colore, che irrompe con veemenza nella tavolozza dell’artista, è squillante e corre spesso il rischio di diventare urticante. Le sue cromie audaci permeano un immaginario che finisce per impastarsi e tracimare da ogni lato, assecondando un ritmo compositivo che è simile a un rito ancestrale. La pittura di Morandi è vibrante perché si basa sull’irrazionalità e l’instabilità di strutture vorticose. È come se il dipinto fosse animato da un collerico sistema nervoso, una tensione continua, forse un’ansia montate che prende le mosse dall’imprevedibile complessità del caos, che è lo stato fondamentale dell’universo così come del cervello umano. Morandi cerca quindi di liberare la galassia che si trova all’interno della propria testa, laddove il numero delle sinapsi è potenzialmente illimitato (il metabolismo dendritico permette infatti alla mente di divagare, non ragionando per compartimenti stagni ma affidandosi al vacillamento della logica). In preda all’eccitazione, i suoi quadri tendono a un’alchimia ottica, o magari a un’isteria, finanche a una scarica d’adrenalina.

Riccardo Morandi, Iconoclhammer (l’intuizione di Lazlo)
2022, acrilico, olio, oilbar e spray su tela, 180×150 cm (dettaglio)

Se lo stile di Morandi potrebbe essere equiparabile a un istrice, l’immaginario di Sasha Toli assomiglia a un ornitorinco. Toli è un viaggiatore che si sposta con l’immaginazione più che con il corpo. Le sue opere si sviluppano a partire dai fondi che vengono invasi da forme ameboidi e da soggetti che strizzano l’occhio ai comics e ai cartoons (anch’essi sono strumenti di evasione); come se stessero fuoriuscendo da un cannocchiale-caleidoscopio, le figure infestano gli slarghi paesaggisti ispirati alla pittura rinascimentale che, attraverso a un salto quantistico, mettono in comunicazione passato e presente, folklore ed esoterismo, narrazione e confusione. Il disordine cognitivo di Toli prende vita in un locus amoenus destinato a indurre una trance visionaria nello spettatore: c’è in queste tele qualcosa di mitico e magico, di tribale e sciamanico. Non per nulla, i funghi “coltivati” direttamente sulla tela suggeriscono uno stato di alterazione della retina, una psicosi allucinatoria in cui l’accostamento delle immagini non è determinato da un approccio programmatico. La densità figurativa corrisponde semmai al rigurgito di un flusso di in-coscienza. 

Il forte attaccamento alla tela e ai pennelli ha indotto i due artisti a realizzare delle opere a quattro mani in cui vengono mescolati stili, generi e sogni. Sotto il fuoco incrociato di informazioni decisamente incongrue, la loro ars combinatoria trasuda dettagli e libere associazioni del pensiero che sfociano in un surmenage visivo il cui scopo è quello di inibire la noia quotidiana. Anziché opporvi resistenza, è bene che anche il pubblico si lasci imbrigliare in queste [ragna]tele di caos autoindotto.

Più si osservano i quadri di Riccardo Morandi e di Sasha Toli e più si ha la sensazione che assumano l’atteggiamento del Flehmen, sberleffo rivolto a chi si prende troppo sul serio. Sorge comunque il sospetto che sappiano o abbiano capito molto più di quanto lascino a intendere per davvero. Un po’ come quell’anziano pittore, di cui scrive Yves Bonnefoy, che si era specializzato nel dipingere le risate: «È un vecchio saggio, mi dicevano. Da tempo non ha altra ambizione se non quella di riuscire a schizzare con una sola grande pennellata – sì, delle risate. E, in punta di piedi, nella galleria in fondo al giardino di bambù, ci accostavamo alla porta della sua cella. Sentite, qualcuno bisbigliava (e si rideva, si rideva), sentite il fruscio del pennello».

Alberto Zanchetta