A cura di Massimiliano Fabbri

Catalogo

1 > Fusignano

Inaugurazione sabato 10 novembre ore 17
11.11.2018 – 20.1.2019

Museo civico San Rocco Via Monti 5
Andrea Chiesi / Daniele Galliano

Centro culturale “Il Granaio” Piazza Corelli, 16
Marta Sesana / Giuliano Sale

Comune di Fusignano info: Urp 0545 955653/668
urp@comune.fusignano.ra.it  www.comune.fusignano.ra.it
FB: Eventi Comune di Fusignano
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2 > Cotignola

Inaugurazione sabato 24 novembre
ore 16 Teatro Binario, viale Vassura conferenza di presentazione
ore 17 apertura mostre, corso Sforza

25.11.2018 – 27.1.2019

Museo civico Luigi Varoli Corso Sforza

Palazzo Sforza, corso Sforza 21
Juan Carlos Ceci, Enrico Tealdi, Rosario Vicidomini
Sabrina Casadei, Beatrice Meoni, Julie Rebecca Poulain,
Manuel Portioli, Riccardo Cavallini, Silvia Argiolas, Giovanni Manunta Pastorello, Agnese Guido, Andrea Fiorino

Spazio corso Sforza 27 Elisa Filomena, Azadeh Ardalan

Casa-studio Luigi Varoli, corso Sforza 24 Francesco Bocchini

Palazzo Pezzi, corso Sforza 47
Stefano W. Pasquini / Marco Bettio – Ettore Pinelli, Giorgio Pignotti – Francesco Cuna / Angelo Bellobono
Amandine Samyn / Paolo de Biasi  Luca Moscariello / Andrea Grotto – Barbara De Vivi
Benedetto di Francesco – Giuliano Guatta / Giulio Saverio Rossi / Simone Luschi

Comune di Cotignola info: 0545 908879 / 320 4364316
fabbrim@comune.cotignola.ra.it FB: luigi.varoli.cotignola
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3 > Ravenna

Inaugurazione venerdì 7 dicembre ore 18.30
8.12.2018 – 13.1.2019

VIBRA Spazio contemporaneo di idee Via M. Fantuzzi, 8
Gio Pistone / Nicola Alessandrini

VIBRA Spazio contemporaneo di idee
Palazzo Rasponi Murat Via M. Fantuzzi, 8 Ravenna
info: 348 2448491
Info@spaziovibra.it
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Selvatico disegna una mappa che congiunge luoghi, musei ed edifici storici diffusi nel territorio romagnolo, intrecciando questa pluralità di spazi, e le storie contenute in essi, all’interno di una geografia e percorso espositivo che coinvolge e connette opere e artisti contemporanei, con una particolare attenzione rivolta qui alla pittura e a quella che sembra, a tutti gli effetti, una sua ennesima stagione felice.

Non che la pittura sia mai stata abbandonata, o che questa fase rappresenti un ritorno inatteso a questo linguaggio dopo anni di silenzio e nascondimenti, anche se è evidente che da parte di una fitta schiera di giovani autori la pratica del dipingere è tornata a essere nuovamente centrale. E tangibile poi il moltiplicarsi vertiginoso di mostre che si impegnano a fare luce su questo mezzo e a scrutarlo e indagarlo, senza per questo poter mai scrivere la parola definitiva, trattandosi sempre e comunque di un linguaggio imprendibile e sfuggente proprio perché vitale.

Selvatico propone così, come è stato nelle sue ultime edizioni, a cui si ricollega come ripresa di un filo e discorso interrotti e sospesi, una serie di mostre che guardano principalmente alla pittura. E dall’esplorazione sulla pittura italiana riparte senza tralasciare al contempo alcune delle sue molte ramificazioni, ibridazioni e innesti con altre discipline tra cui disegno e scultura, fumetto e installazione, a ribadire la mobilità, vivacità e forza di questo mezzo, linguaggio, disciplina e mondo.

Cuore e centro del progetto è il Museo Varoli di Cotignola che, anche a partire dalla felice vicenda rappresentata dal cenacolo varoliano in bassa Romagna della prima metà del novecento, traduce questa esperienza e la riattualizza, allargando ed espandendo questa vocazione ostinata che mira a favorire, portare e coltivare l’arte in provincia, presenza inattesa ma necessaria, vitale e urgente. Lo fa guardando a piccole realtà, facendo rete, e segnalando sempre il suo sguardo periferico e il suo operare ai margini, una sorta di giusta distanza che diventa una delle chiavi per cercare di orientarsi, esplorare il presente, guardarsi intorno e rilanciare domande.

Una provincia che sembra poter essere ancora, quasi resistente, o dimenticata, panorama e scenario disponibile all’incontro, al confronto e dialogo, anche a ribadire una caratteristica propria e specifica del territorio italiano tutto, vera e propria costellazione di piccoli centri che rende luoghi, paesaggi, presenze e testimonianze artistiche un prezioso unicum, indivisibile e fatto di diversità, cucito lentamente da scambi e rimandi, influenze e aperture.

Un tessuto su cui Selvatico prova a innestare nuovi sguardi, quelli di una serie di artisti di varia provenienza geografica, tra giovani autori e altri più affermati e conosciuti, capaci di innescare una relazione fertile tra luoghi, opere e persone, tra il vicino e il lontano, tra una dimensione locale non arroccata o impaurita, né scimmiottante quel che avviene in città e nei grandi centri, e una nazionale.

Ascolto e coltivazione sono le modalità di questo progetto che mette al centro i musei, intesi non solo come contenitori e raccolte, ma come luoghi di produzione aperti al contemporaneo, custodi e promotori di un’identità mobile e sempre incerta, inquieta e in trasformazione.

Un ruolo e una collocazione che caratterizzano Selvatico come sguardo e spazio indipendente, tra le cui funzioni c’è sicuramente quella di offrire e segnalare punti di vista altri, assumendo rischi nel disegnare traiettorie divergenti e non somiglianti, acquisendo modi di fare e vedere che seguono pratiche e movimenti diversi rispetto a quel che può avvenire in un sistema che invece non può prescindere, nel bene e nel male, dal valore del mercato ed economia.

Dopo le mostre del 2017 che avevano a che fare con l’immagine e ombra della foresta, metafora vegetale del dipingere e della pittura stessa, e anche sguardo che si volgeva all’attenzione da parte di molti artisti al dato naturale e sua rappresentazione, il prossimo episodio di Selvatico parte invece dall’incontro, coesistenza e giustapposizione di due termini Fantasia/Fantasma a segnalare, più che un tema specifico o un umore, un’affinità o radice comune presente nelle due parole, un intrecciarsi e sfumare che ci sembra abbracciare bene la condizione propria del formarsi delle immagini, prima ancora dei contrasti e divergenze apparenti tra le due suggestioni che si rivelano infine non del tutto separabili, ma estremi di una polarità comunicante.

Emerge qui una tensione che è della rappresentazione e propria della pittura, da una parte il rischio costante e l’insidia della possibile sparizione dell’immagine dovuta al suo stratificarsi in pelli che negano e sommergono segni e gesti precedenti, o del non finito, e, dall’altra, una sua capacità di dare spazio alla narrazione e alle storie, dove il dipinto è ancora finzione, trappola e macchina scenica, inganno, finestra che si apre e affaccia spalancando mondi e in cui il mondo è, non solo ricordato o visto, ma immaginato e fantasticato ogni volta. O ricondotto talvolta a sintesi e precisione misteriosa di pura immagine fatta da segno tremante. E pittura che spesso, in un gioco di specchi, riflette su se stessa.

Due o più direzioni non per forza in contrasto o alternative, ma molte volte scivolanti e slittanti l’una all’altra, capaci di nutrirsi a vicenda, o di ostacolarsi; un incontro e intreccio che si risolvono e ramificano in una pluralità di direzioni, traiettorie e piste.

Pittura come animale o forma collettiva, oscillante tra racconto e sparizione, ora descrittiva ed esatta, sintetica o ricca di dettagli, ora vicina alla perdita e all’abbandono, come impegnata in una sorta di lotta e tentativo per salvare residui e pezzi di visione, memorie e tracce del tempo che si sommano, crescono e negano. Velandosi e svelandosi.

Fantasia e fantasma, o anche immaginazione e memoria: due parole che hanno la stessa origine a ribadire una radice comune delle immagini e del processo mentale che ci porta a pensarne e farne di nuove, o a tradurre, trasformare e tradire quelle già esistenti.

La mostra affianca e segue queste molteplici direzioni e polarità della pittura contemporanea, contrapponendole talvolta, integrandole indistinguibili altrove, tracciando nuove piste e sentieri che conducano fuori dal bosco, o che ci sperdano in esso.

Teste e foreste, memorie vegetali, paesaggi con figure, scenari, luce e ombra, le cose e gli oggetti come custodi muti delle storie, animali, fiabe e racconti.

L’idea che sta alla base delle mostre che si vedranno in questa edizione gira intorno a uno scritto di Gianni Celati intitolato Sulla fantasia contenuto in Conversazioni del vento volatore edito da Quodlibet nel 2011. Ne riportiamo un paio di passaggi che sembrano adattarsi bene, non solo al processo e farsi del pensiero e delle immagini, ma anche alla pratica stessa del dipingere:

«Il fatto è che noi ci serviamo della fantasia tutti i momenti per interpretare le cose, cercando di capire quello che è fuori dalla nostra portata; e tutto il nostro sistema emotivo dipende da come immaginiamo ciò che non è sotto i nostri occhi. Quando abbiamo paura, quando siamo a disagio, quando siamo gelosi, quando facciamo progetti, entra in gioco l’atto del fantasticare. Quando siamo innamorati non facciamo che ripassarci il film delle fantasie sull’essere amato, e anche quando riflettiamo cerchiamo aiuto nell’immaginazione o nella fantasticazione. Il fantasticare è così assiduo che lo diamo per scontato. Però se si inceppa abbiamo un campanello d’allarme, che è la noia: la noia è una specie di nebbia mentale che blocca gli slanci immaginativi, e rende fastidioso il flusso di stimoli che viene dal mondo esterno.

(…)

Aristotele chiama in due modi le immagini che sorgono dalla mente: phantasma e phantasia, entrambi dal verbo phaino, “mostrare”. Sono figurazioni che “si mostrano” in noi come un richiamo a percezioni avute o possibili. Queste immagini della mente, dice Aristotele, sono una combinazione di ciò che abbiamo percepito attraverso i sensi e ciò che opiniamo con l’intelletto. E nel trattato sulla memoria dice che la memoria è un portato dell’immaginazione; dunque immaginazione e memoria non sono separabili. Ricordare vuol dire in qualche modo immaginare la cosa ricordata, ripensarla fantasticamente. É anche l’idea di Giambattista Vico, il quale diceva che “la memoria è l’istesso della fantasia”.»

Massimiliano Fabbri

Dicono di Selvatico:

Servizio al TG3 su Selvatico a Cotignola

Espoarte contemporary art magazine

L’articolo di Linda Landi su R&D CULT